Nello spettacolare scenario della Chiesa di San Potito si sono riuniti i direttori delle principali testate giornalistiche che operano a Napoli per discutere dell’evoluzione dei mass media negli ultimi anni e, in particolare, del ruolo che giornali e televisioni possono svolgere per il rilancio della città.
Dall’incontro è emerso subito come l’avvento del web e ancor più quello dei social network abbia modificato in modo radicale il mondo dell’informazione e della comunicazione, in quanto ormai i mass media sono sempre meno il punto di riferimento per la scoperta della notizia, che ormai viaggia con grande velocità sui canali digitali che ognuno di noi frequenta costantemente.
Ai giornali e alle televisioni tocca, quindi, recuperare una funzione diversa, più orientata al “racconto” della realtà che non alla semplice descrizione dei fatti che costituiscono la notizia. In tal senso, si configura un ritorno al modello dei gazzettini che raccoglievano le narrazioni di pochi autori (a volte di uno solo), autentici precursori dei moderni blogger. Per questo diventa fondamentale il coinvolgimento di scrittori come Lorenzo Marone e Maurizio de Giovanni, che sono sempre più spesso chiamati a proporre opinioni ed editoriali sui giornali locali, ma anche un impegno formativo di qualità nelle scuole di giornalismo, come quella diretta da Marco Demarco presso il Suor Orsola Benincasa.
Sono emerse con grande chiarezza le difficoltà che oggi stanno affrontando tutti i mass media tradizionali, costretti a confrontarsi con la concorrenza dei social network, tempi sempre più veloci e risorse limitate, anche perché la raccolta pubblicitaria online tarda a decollare e il pubblico appare riluttante a pagare per i contenuti. Tutto questo mentre l’età media molto elevata delle redazioni impedisce spesso di cogliere appieno tutte le opportunità offerte delle tecnologie digitali.
Questi problemi rappresentano una sfida quotidiana per tutti i media tradizionali, come hanno avuto modo di ricordare con sfumature diverse i responsabili de Il Corriere del mezzogiorno, Enzo D’Errico, del Il Mattino, Federico Monga, di Repubblica Napoli, Ottavio Ragone, e del TG Campania, Antonello Perillo. Tutti si sono trovati d’accordo nel sottolineare l’importanza del ruolo che i mass media si trovano a svolgere per la città di Napoli, sia per veicolare verso il resto del mondo la vera immagine della città, troppo spesso imprigionata in stereotipi che non le rendono giustizia, sia per esercitare una pressione sulle istituzioni, sollecitandole ad attivarsi per il bene comune.
Una posizione diversa è invece quella di Fanpage, un giornale nato dall’esperienza di un social network, che propone un approccio molto più orientato alle logiche del mondo digitale, con la produzione di contenuti già pensati in funzione delle dinamiche virali del web e dei social media piuttosto che non in vista di una fedeltà a un “contenitore”, destinato sempre più a perdere importanza.
Francesco Piccinini ci ha ricordato come in un contesto quello del web, dove tempo e spazio tendono allo zero, sia fondamentale utilizzare tutte le potenzialità della multimedialità per intercettare gli interessi sempre più volatili di un pubblico abituato a un contatto superficiale con le notizie e con l’informazione.
Gli stimoli emersi sono stati di grande interesse, soprattutto in vista del percorso che Vivoanapoli ha avviato sul tema della “città che cambia”. Infatti, anche se i relatori hanno dichiarato qualche perplessità sull’ipotesi di un giornalismo “etico” avanzata qualche anno fa da Pippo Fava, si è riscontrato un generale consenso sull’idea che ai mass media tradizionali – sempre più spiazzati dal web nella rincorsa alle notizie – tocchi un ruolo molto importante sul piano civile che consiste nel proporre approfondimenti, analisi critiche, racconti, verifiche dei fatti, contenuti di qualità, in grado di ricondurre l’attenzione dell’opinione pubblica sulle dinamiche che si muovono al di sotto della superficie delle informazioni veicolate sui social network. Una sfida impegnativa perché richiede competenze e risorse non sempre disponibili nelle piccole redazioni locali, ma che deve essere raccolta per contribuire ad orientare la comunità locale e gli amministratori verso soluzioni conformi all’interesse collettivo.