di Emilia Leonetti, Presidente di Vivoanapoli
pubblicato su “La Repubblica Napoli” del 29/10/2014
Cari cittadini quale città vogliamo insieme costruire, ripensare? Quale vogliamo che sia l’asse portante della nostra idea di città?
Noi di “VIVOANAPOLI” rispondiamo: la Cultura. Perché siamo convinti che, come avvenuto in altre città del mondo, sulla cultura si può costruire un nuovo modello di città
Ma se conveniamo su questo dobbiamo anche ricordare che un macigno si frappone tra l’idea e la sua realizzazione: la corruzione.
60 miliardi di euro all’anno è il costo, secondo l’ultima relazione della Corte dei Conti, della corruzione sull’economia del nostro Paese ( 4% del PIL), cui si aggiungono alcune rilevanti riflessioni sull’affidamento degli appalti: ogni appalto ha un costo indiretto del 40% sul costo dell’opera dovuto a lentezze burocratiche, inutilità dell’opera, cattivo funzionamento dei pubblici uffici, perdita di competitività.
Il Centre for the Study of Democracy considera il caso Italiano tra i più esemplari per comprendere gli stretti legami tra corruzione e criminalità organizzata. Secondo lo studio è la diffusa corruzione nella sfera sociale, economica e politica ad attrarre le organizzazioni criminali, non viceversa.
La legalità e la giustizia, intese come rispetto delle leggi e delle regole e come capacità di perseguire chi le viola, sono il nodo da affrontare per lavorare ad un nuovo piano strategico di Napoli. Se vogliamo infatti dare corpo ad un processo di sviluppo basato sulla cultura intesa come ripensamento di spazi urbani, di sistemi infrastrutturali, di affermazione di realtà innovative, non possiamo eludere la questione della corruzione.
Per questo, nell’ambito delle diverse attività messe in campo da “VIVOANAPOLI”, abbiamo alcuni giorni fa promosso un confronto tra Franco Roberti e Raffaele Cantone.
L’incontro ha reso evidente che è urgente semplificare le procedure degli appalti e rendere più trasparente la burocrazia prevedendo delle premialità per le imprese che lavorano nel pieno rispetto delle regole.
Mentre per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata si è precisato che le intercettazioni sono strumenti di indagine indispensabili che non possono essere limitate. Le mafie sono forti perché sono considerate un’emergenza. Bisogna quindi perseguire con determinazione chi delinque ma anche rivedere il sistema di assegnazione dei beni confiscati che dovrebbero essere affidati a chi fa impresa giovanile per provare a creare modelli di sviluppo alternativi.