Intervento di Emilia Leonetti, pubblicato su Repubblica Napoli il 6 maggio 2020.
La situazione che stiamo attraversando impone ripensamenti di medio-lungo periodo prima di tutto sul sistema della mobilità. Se ne sta parlando in maniera spezzettata: nuove Ztl, nuove piste ciclabili, nuove regole per l’uso del trasporto pubblico. Un tema centrale come la mobilità va affrontato in un’ottica di sistema. Aggiungo, di visione della città in termini di tempo e di spazio. Il Comune e la Regione non solo non ragionano in ottica di sistema, ma non collegano il tema della mobilità con gli spazi e i tempi della città. Delle Ztl, ad esempio, si continua a parlare prescindendo da un piano integrato di trasporto ferro-gomma e di interscambio anche con le aree di parcheggio. Non dobbiamo inventare nulla. Una legge del 1990 n.142, art. 36, in tema di autonomie locali, conferisce ai sindaci il compito di coordinare gli orari dei servizi pubblici. Una legge successiva, quella del 2000 n. 53, affida alle Regioni il potere di intervenire per lavorare sui “tempi delle città” prevedendo una serie di strumenti, tra cui piani territoriali degli orari, tavoli di concertazione, banche del tempo.
La crisi che si è abbattuta sulla nostra società impone di considerare in che modo il tempo e lo spazio devono essere pensati e organizzati in ordine alla mobilità dei cittadini. Ancor più a Napoli, dove non possiamo contare su un sistema di trasporto su gomma e su ferro efficiente. E che sarà, ulteriormente, ridimensionato a causa delle restrizioni sul numero di passeggeri a bordo di bus, metro e funicolari. In quest’ottica entra in gioco la pianificazione di nuovi orari di apertura e chiusura di negozi, uffici, scuole. Serve, soprattutto, pianificare le attività produttive su scala metropolitana e regionale, proseguendo, lì dove possibile, lo smart working. Serve una decisa volontà di governo e di concertazione con tutti i soggetti interessati. Serve un confronto con il governo regionale perché questioni così complesse non possono essere affrontate senza il coinvolgimento delle istituzioni, a partire dal Comune. Tutto questo, però, prevede una idea di città in grado di guardare all’interesse della collettività, alla necessità di rendere accessibili gli spazi e dunque agevole la mobilità. Cosa che non si risolve con qualche nuova Ztl o con nuove piste ciclabili, che, per la morfologia della città, rischiano di rendere ancora più complicati gli spostamenti per centinaia di migliaia di persone.