Bianca de Fazio | Repubblica Napoli | 10 luglio 2013
A NINO Daniele, assessore alla cultura del Comune, è toccata la parte del re nudo. Spogliato dai suoi colleghi di Torino, giunti a Napoli per raccontare come la loro città ha saputo investire in cultura. Racconti circostanziati, supportati da dati; uno per tutti: l’ultimo Salone del libro di Torino ha avuto un ritorno, sul territorio, di 52 milioni di euro a fronte di un contributo pubblico di 1 milione e 800 mila euro. Per non parlare delle strategie messe in atto per le Olimpiadi invernali. Col risultato che nell’ultimo anno Torino ha contato oltre 3 milioni e mezzo di turisti. Strategie, concertazione, risultati, ritorno economico che a Napoli sono un miraggio, nonostante la ricchezza del suo patrimonio. Neppure sul Forum delle culture s’è visto un briciolo di quanto i torinesi hanno raccontato accade a Torino in occasione dell’organizzazione di eventi culturali. E Nino Daniele, e con lui l’intera amministrazione cittadina, non ha potuto che prendere schiaffi. E contestazioni del pubblico.
L’incontro tra l’assessore napoletano ed i colleghi torinesi l’assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe, il promotore del Piano strategico città di Torino Fiorenzo Alfieri, il presidente dello Stabile di Torino Evelina Christillin – è stato organizzato dall’associazione VivoaNapoli nella sede del museo Plart per mettere a confronto le due realtà sul tema «Investire nella cultura per cambiare la città». E se Torino si è lasciata alle spalle la sua identità industriale scegliendo di ridisegnare il proprio profilo investendo in cultura (c’erano 85 mila addetti Fiat, oggi sono 15 mila, ma ben 13 mila sono i lavoratori del settore cultura), Napoli segna il passo. I tagli imposti da Roma riguardano entrambe le città, ma a Napoli anche quel che c’è rischia il declino. Il Mercadante sempre sull’orlo della crisi finanziaria, l’America’s Cup che finisce sotto inchiesta, Città della Scienza incenerita e senza un futuro certo, Bagnoli nelle secche delle inchieste e di un progetto che non decolla. E il Forum delle culture, che è costato ieri a Daniele le maggiori contestazioni. Dal pubblico gli hanno urlato che non di Forum si tratta, ma di «buco delle culture», gli hanno rimproverato «che noi operatori culturali neppure ci avete contattati», che «siete artefici di una situazione devastante».