Il confronto, tenutosi il 18 novembre, nella sala ridotto del Teatro Mercadante di Napoli, aperto dai saluti di Diego Guida, è stato l’occasione per dare voce agli operatori del settore e per fare il punto sui contenuti e sulle scelte da effettuare per radicare l’impresa creativa nel nostro territorio.
Di seguito alcuni stralci degli interventi. Maurizio Gemma, Direttore Fondazione Film Commission non potendo intervenire, ha inviato un testo in cui precisa le attività in essere e i prossimi impegni per l’apertura del Distretto dell’Audiovisivo nell’ex Base Nato di Bagnoli.
Emilia Leonetti:
L’audiovisivo in Campania conta circa 900 imprese attive sul territorio ovvero il 6,8% del totale nazionale, incidenza che si riduce al 4,9% e al 4,8% se guardiamo rispettivamente al numero degli occupati e al valore aggiunto generato.
I tre indicatori posizionano la Campania al terzo posto nella graduatoria nazionale per numero di imprese, al sesto posto per occupati e al quinto posto per valore aggiunto prodotto. La prevalenza di Napoli è evidente nei tre parametri di valutazione analizzati, ospitando circa il 60% delle imprese
In Italia il settore occupa quasi 8.500 imprese con una dimensione media di 4,5 addetti. Nelle imprese di audiovisivo e broadcasting si conta un totale di 61mila posti di lavoro diretti. Nelle filiere connesse ne sono attivati quasi il doppio, 112 mila. Tra diretti e indiretti sono 173 mila i posti di lavoro complessivi generati da cinema, audiovisivo e broadcasting.
E’ un comparto che attiva lavoro giovane e femminile più della media nazionale (39% di donne, la media nazionale è del 36%) e la forza lavoro è caratterizzata da una maggiore presenza di under 50 (77% contro il 73% della media nazionale) nel settore della produzione, in particolare un quarto degli occupati ha meno di 30 anni. Alto anche il numero di posti indotti dall’audiovisivo nel settore dei servizi ad alto contenuto di conoscenza: sono 43mila, di cui 26mila tra ingegneri, architetti, consulenti legali, designer, fiscalisti e 17 mila nelle professioni creative e artistiche.
Tra i dati negativi, una produzione audiovisiva pro-capite in Italia (pari a 116 dollari) inferiore alla media europea: sono un quarto di quelli prodotti lo scorso anno nel Regno Unito e la metà circa di quelli prodotti in Germania e Francia. Si tratta di un “settore atipico” e “in profonda trasformazione”, che ha vissuto momenti di forte ascesa e altrettanto forte contrazione.
In Campania si contano circa 40 mila occupati tra tecnici e collaboratori nell’allestimento di set cinetelevisivi, che non superano l’ambito locale, rimanendo caratterizzato per la sua flessibilità e disponibilità, più che per la competitività. Manpower, uno dei giganti della formazione e selezione del personale, in un proprio report documentava come circa il 90% dell’offerta di lavoro in Campania venga dal circuito dell’ospitalità e della gastronomia: un popolo di camerieri e cuochi. Solo il 4% è in qualche modo indotto dalle tecnologie digitali applicate a servizi o industria.
Un dato avvilente, tanto più se si considera che il nostro territorio vanta una densità del sistema universitario di grande livello, sia in quantità che in qualità, con ben 7 grandi centri di alta formazione. Manca una spina dorsale industriale che renda il primato culturale della città di Napoli una vera filiera in cui ideazione, interpretazione e narrazione si combinino con tecnologia, marketing e produzione.
Maurizio Gemma:
In meno di 7 anni dall’approvazione della Legge, la Regione Campania ha destinato circa 60 milioni di euro al comparto audiovisivo, distribuiti in un ampio ventaglio di interventi, mai sperimentato prima nella nostra regione. Forse è ancora presto per tirare le somme, ma possiamo tentare un primo bilancio. Alla base di questo ampio ventaglio di interventi è il sistema di incentivazione finanziaria, ormai stabile, il cosiddetto “Piano Cinema”, rivolto non solo alle società di produzione, ma anche al circuito dei Festival e delle rassegne regionali e, non ultimo, agli esercenti delle sale cinematografiche della Campania. Con questo sistema di incentivi, affidato da alcuni anni alla Film Commission, sono stati assegnati finanziamenti allo sviluppo e alla produzione di oltre 400 progetti audiovisivi. Ogni anno vengono stabilmente finanziati quasi 100 tra festival e rassegne, e circa 40 sale cinematografiche regionali. Più del 65% dei beneficiari dei contributi allo sviluppo e alla produzione audiovisiva è rappresentato da soggetti Campani. Nelle varie annualità dei bandi, dal 2017 al 2022, i beneficiari che hanno ricevuto più di 3 e fino a 11 contributi per i loro progetti, sono per l’80% soggetti campani. Questo vuol dire assicurare continuità allo sforzo produttivo che le imprese campane, con il loro lavoro, esprimono. Il fondo “Sviluppo” della Campania è un unicum nel panorama dei fondi regionali nazionali, con la dotazione più alta in Italia dopo quella della Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura e un’intensità di aiuto molto elevata, che va ad integrare i fondi destinati alla produzione, in modo da sostenere i produttori nella totalità delle fasi di realizzazione dei loro progetti audiovisivi.
Ciononostante, non possiamo nascondere le fragilità del nostro comparto. A fronte della forte pressione creativa che contraddistingue il nostro territorio, va sicuramente rafforzata la capacità dei soggetti campani di realizzare prodotti competitivi. Il comparto produttivo campano è costituito prevalentemente da un tessuto di piccole e micro imprese, con scarsa capacità imprenditoriale, con limitato accesso al credito, la cui capacità di intercettare altri finanziamenti, pubblici e privati, va incoraggiata in maniera strategica in un percorso mirato all’internazionalizzazione e ad una maggiore incisività sui mercati. Per questo, negli ultimi anni abbiamo puntato all’accrescimento delle competenze professionali e delle capacità produttive, promuovendo importanti corsi di aggiornamento professionale e workshop, come il Maia Plus Campania o il Media Talents on Tour, in collaborazione con il Media Desk Italia di Europa Creativa, ma anche finanziando borse di studio per i giovani professionisti campani, o sostenendo la partecipazione delle imprese campane ai mercati professionali dell’audiovisivo e ai festival internazionali, per la presentazione delle opere audiovisive realizzate.
Tutte le iniziative sinora illustrate, si inseriscono in un disegno ben più ampio, i cui assi principali sono il Distretto Campano dell’Audiovisivo e la Scuola Pubblica di Arti e Mestieri dell’Audiovisivo. Due macro-aree di intervento pensate per integrarsi e rafforzarsi a vicenda. In più occasioni abbiamo descritto il progetto del Distretto che prevede funzioni strategiche per il radicamento delle attività produttive nel nostro territorio, fra cui un incubatore per le imprese campane e laboratori attrezzati al servizio della post-produzione, del trattamento digitale delle immagini e dell’animazione, per completare la filiera produttiva in settori, tecnologicamente complessi ed onerosi, in cui la Campania attualmente presenta carenze infrastrutturali. La Scuola si insedierà presso il Distretto con una collocazione non solo geografica, ma di vera e propria componente progettuale per saldare gli obiettivi formativi ai fabbisogni del mercato del lavoro.
A che punto siamo? I lavori di adeguamento dell’Edificio D presso l’ex Base Nato sono stati avviati a fine settembre 2022 e ad oggi sono stati eseguiti tutti i lavori ordinari di adeguamento funzionale, mentre i lavori più strutturali, saranno rinviati in attesa dell’approvazione del PUA – Piano Urbanistico Attuativo, da parte del Comune di Napoli al fine di adeguare questa ex area militare alle vigenti norme urbanistiche. In aggiunta a ciò è stato necessario modificare il progetto ed adeguare il relativo budget, anche in base alle prescrizioni imposte dalla Soprintendenza, come ad esempio trasferire all’interno dell’edificio le scale di sicurezza, attualmente insistenti all’esterno, oppure delocalizzare le macchine per la climatizzazione dal tetto di copertura e ciò in virtù dei vincoli monumentali e paesaggistici che gravano sull’edificio e sull’area tutta l’area. Ad ogni buon conto, nei primi mesi del prossimo anno, saremo in grado di inaugurare il piano terra dell’edificio D, in cui verranno insediate le prime attività della Scuola Pubblica, in attesa del completamento dei lavori, previsto per prossima estate.
Su questo fronte, siamo giunti alle ultime tappe di un iter per molti versi entusiasmante, partito dalle sollecitazioni di un gruppo di esponenti del nostro comparto, che segnalava alle istituzioni la necessità di un’offerta formativa, all’altezza delle sfide produttive che stanno interessando il nostro territorio. La prima tappa di questo iter è stata una ricerca, prima del suo genere in Italia, che contiene una mappatura sull’offerta formativa esistente nei diversi ambiti professionali a livello nazionale e regionale e sui concreti fabbisogni di profili professionali qualificati, oltre che un focus sulle buone pratiche a livello anche internazionale. Gli esiti della ricerca sono stati alla base dei lavori del tavolo tecnico, cui hanno partecipato alcuni tra gli stessi promotori della lettera aperta rivolta alle istituzioni, per l’elaborazione delle linee guida del progetto. A conclusione di queste prime tappe dell’iter, la Regione Campania, l’estate scorsa, ha approvato una Delibera di programmazione dei fondi pari a 3 milioni di euro, individuando la Film Commission come possibile soggetto attuatore. Attualmente la FCRC, partendo dalle linee guida condivise con il tavolo tecnico, ha redatto un piano strategico di fattibilità per la creazione di un sistema integrato della formazione per l’audiovisivo campano. Il piano si configura come un network di realtà formative di differente livello, tra loro interconnesse e certificate per operare in filiera secondo i differenti livelli di competenza, ma in una strategia integrata e coordinata, che abbia come interlocutore primario la Regione Campania, attraverso l’azione di raccordo operata dalla stessa Film Commission.
Sul fronte delle infrastrutture materiali, da qualche mese sono in corso le attività di progettazione delle implementazioni del progetto Distretto che interesseranno altri due edifici dell’ex Base Nato: il dismesso Cine-Teatro, che sarà utilizzato come sala civica e per l’educazione all’immagine, e l’ex officina meccanica, che ospiterà un polo di attrezzerie e laboratori scenografici. Nei mesi scorsi, inoltre, sono stati avviati i primi studi di fattibilità per la realizzazione di due importanti impianti industriali nell’area ASI di Salerno, per la realizzazione di una Piscina Indoor dedicata alle riprese acquatiche, e uno studio di posa digitale che utilizza la tecnologia ledwall. Per questi ultimi interventi e per il completamento dei lavori all’edificio D, nonché per l’ampliamento del progetto del Distretto Campano dell’Audiovisivo di Bagnoli, due giorni fa in Regione Campania, sono state approvate due importanti delibere di programmazione per il valore complessivo di 50 milioni di Euro.
L’obiettivo di radicare le attività produttive del settore audiovisivo in Campania è da tempo molto chiaro alla Regione e alla Film Commission. E del resto credo che Regione e Film Commission abbiano fatto e stiano continuando a fare la loro parte, e cioè quella di creare le condizioni affinché i fenomeni abbiano luogo e continuità. Ma il settore pubblico non può sostituirsi al privato. Anche le imprese campane devono raccogliere questa sfida: la sfida dell’innovazione, la sfida di un mercato dai confini sempre più ampi e sofisticati, in cui alla creatività, deve accompagnarsi una spiccata capacità imprenditoriale. Ciò, anche recuperando un’abilità che si è un po’ persa nel tempo, ma che in passato ha decretato il successo di tante nostre espressioni artistiche e culturali, nella musica, nel teatro e anche al cinema: vale a dire la capacità di comunicare contenuti locali ad un pubblico vasto e globale, con prodotti audiovisivi di qualità, in grado di incidere sul mercato.
Luciano Stella:
In questi anni i passi avanti sono stati significativi. Manca, però, una riflessione politica sulla struttura e quale struttura, sulla soggettività. Il 90% del fatturato del settore in Campania è dato da imprese nazionali e internazionali esterne. Le imprese del nostro territorio sono fragili. Accanto alla creatività, alla attrattività dei luoghi, alla capacità di accogliere, ai talenti non esiste un’industria culturale strutturata in grado di competere con aziende forti che qui vengono a sviluppare le storie. Eppure a Napoli esiste l’unico importante Centro di Produzione RAI italiano, esistono aziende che sperimentano campi innovativi come il film d’animazione. Ma questi aspetti che rappresentano dei punti di forza non vengono sostenuti, valorizzati. Oggi il Distretto dell’audiovisivo è Roma, del digitale è Torino, della produzione pubblicitaria è Milano. Le scelte si sarebbero dovute fare tempo fa, il rischio è arrivare tardi ed essere obsoleti. Così come i finanziamenti previsti nel Fondo Cinema della Regione Campania dovrebbero essere erogati in base a dei curriculum, non a pioggia.
Antonio Parlati:
Dovremmo anticipare il nuovo invece stiamo rincorrendo un sistema. Manca una strategia sulla politica culturale della città e sullo sviluppo del settore oggetto del nostro incontro. Manca un progetto che nasca ascoltando e coinvolgendo gli operatori del settore. Nell’ambito della produzione servono diverse componenti. Quando ad esempio parliamo di formazione, a quale formazione facciamo riferimento? Non sento parlare di realtà aumentata, di un progetto che individui una strada non battuta in altre centri già affermati. Il rischio è formare ragazzi in campi obsoleti e non verso nuovi orizzonti. Noi dobbiamo fare i conti con i temi dell’ innovazione cui dobbiamo dare forma. Non la tradizione dobbiamo mettere in forma. Anche i dati enunciati, andrebbero interpretati: i 40 mila occupati in Campania in quali ambiti sono formati, per quanti giorni lavorano, con quali compensi? La risorsa immateriale di cui è ricca la nostra città non è utilizzata dal ceto politico.
Maurizio Braucci:
C’è bisogno di una scuola di formazione dove si possa sperimentare, che coniughi preparazione tecnica e teorica con quella pratica. C’è bisogno di capire quali saranno i contenuti della scuola di formazione prevista nel Distretto dell’Audiovisivo di Bagnoli. Napoli, in realtà, dà poco spazio ai giovani. L’unico significativo centro di produzione e di lavoro per chi vuole fare parte dell’industria creativa è la RAI. In questo momento stiamo rincorrendo un onda favorevole. Ma oltre la risacca cosa c’è? Cosa ha prodotto sul nostro territorio la presenza dell’Apple Accademy presente nell’Università Federico II di San Giovanni?
Sergio Brancato:
La narrazione è ciò che ci rende umani. Ci serve per vivere. Il settore dell’audiovisivo è uno dei settori al mondo maggiormente in crescita perché abbiamo bisogno di narrazione per vivere. Per questo ci sarebbe bisogno sul piano politico di una visione capace di indicare la strada del nostro storytelling. Una strategia della cultura che si basi sulla definizione delle professionalità e dell’indotto tecnologico necessari per sviluppare l’impresa creativa. La sola creatività è sterile. Napoli rappresenta nel mondo uno straordinario polo dell’immaginario, è una città che è stata ed è capace di dare forma in campi come la musica, l’arte, all’innovazione e non alla tradizione. Si tratta di definire un nuovo orizzonte con nuovi linguaggi, nuove progettualità. La formazione dei giovani dovrebbe orientarsi non sui vecchi mestieri, ma su nuovi scenari innovativi cui dovrebbero dare sostanza proprio i ventenni che più dei cinquantenni o sessantenni sono in grado di anticipare il nuovo.
Giuseppe Gaeta:
Noi dobbiamo ragionare su come costruire un modello che coniughi insieme formazione e esperienza pratica. La scuola che sarà aperta nell’edificio D sarà il luogo fisico, ma il Distretto sarà l’opportunità di legare la filiera della formazione a quella della produzione. La dimensione teorica e quella pratica. Si deve creare un sistema integrato. Sperimentare la filiera della formazione che poi si realizza nella produzione. E’ fondamentale coinvolgere le imprese nel processo di trasformazione e nelle scelte di formazione. L’obiettivo è mettere insieme soggetti diversi per saperi e profili professionali differenti. Significa costruire un “dialogo sociale”, avendo chiaro che i contenuti dovranno essere ridefiniti continuamente. Il come riguarda anche le relazioni tra politica, impresa, formazione, sistema industriale, come interagire, quali modelli pubblico-privato sperimentare.
Costanza Boccardi:
la scuola che si aprirà dovrà avere un doppio ruolo: formare il singoli e creare il cinema e l’audiovisivo del futuro. Significa formare persone capaci di fare i cineasti, persone in grado di occuparsi della regia, della produzione ed essere anche tecnici di macchina o altro. In 30 anni di lavoro nel settore, ho visto ridursi l’autonomia produttiva del nostro territorio. Il grosso delle produzioni che qui si realizzano sono esterne: esterni gli sceneggiatori, i registi, le produzioni, i tecnici. Invece dovremmo essere in grado di narrare da Napoli storie che parlano all’Italia e al mondo uscendo fuori dai soliti cliché. Bisogna lavorare sulle intelligenze e bisogna avviare con la politica un dialogo paritario e non di sudditanza. Si tratta di accompagnare dei processi che rappresentano il nostro futuro. Sulla apertura del Distretto ci sono diverse questioni da risolvere: l’area era un’area destinata al sociale e gli edifici hanno una precisa destinazione d’uso. Per piegare l’area e alcuni suoi edifici verso il settore dell’audiovisivo c’è bisogno dell’intervento del Comune di Napoli e dell’ex Fondazione Banco di Napoli da cui dipendono gli atti necessari per sbloccare l’attuale destinazione d’uso.
Ferdinando Tozzi:
Il nostro auspicio è creare una fattiva collaborazione con la Regione. Il Sindaco tiene molto all’industria culturale che è fatta non solo da impresa ma da un insieme di elementi. Tra questi l’Ufficio Cinema del Comune che in un anno e mezzo abbiamo rafforzato anche con la stesura di un nuovo disciplinare che prima di rendere operativo sottoporremo, ad inizio nuovo anno, agli operatori del settore. Il nostro intento creare le condizioni affinché, una volta passata l’onda positiva che oggi caratterizza il settore a Napoli, si sia radicato un substrato imprenditoriale capace di garantire un livello stabile di attività.