Articolo di Emilia Leonetti, pubblicato su Repubblica Napoli il 20 aprile 2020.
Caro direttore, desidero aprire una discussione sull’agire dei nostri due “governanti”. Una discussione che, sottolineo, vorrei venisse accolta in senso costruttivo. Mi rendo conto che il momento è grave, ma credo che questo non debba esimerci dal fare alcune considerazioni. Dividerò il mio intervento in due parti: una prima farà riferimento al ruolo e alle finalità dell’azione di Vincenzo De Luca e di Luigi
de Magistris; la seconda al ruolo dei cittadini, alle condizioni per affrontare le prossime scadenze
elettorali e il susseguente governo del territorio.
Parto dal governatore De Luca e dalle ragioni della sua presenza costante. Una parte dell’attivismo è dovuta al carattere “decisionista”, una parte alla necessità di far sentire, a tutti i cittadini della Campania, l’importanza di osservare le restrizioni e le regole imposte dalla gravità della situazione sanitaria; una parte è, a mio parere, da ricondurre all’opportunità di mostrare la capacità di
governare l’emergenza in vista delle prossime elezioni regionali.
Luigi de Magistris, invece, si espone meno, in vista della ripresa e del ritorno ad una vita normale. Anche in questo caso le ragioni sono da ricondurre alla sua natura, più propensa a intervenire per lanciare messaggi rassicuranti e con la promessa di nuovi e significativi successi, insieme ad una valutazione politica sull’opportunità di mantenere un profilo più basso.
Ammesso che le mie osservazioni abbiano un fondamento, devo ammettere la mia propensione nei confronti dell’agire di De Luca. Preciso, però, che, mentre ha mantenuto una comunicazione costante sulla gravità della situazione, non ha, contestualmente, affrontato con identico piglio la fondamentale attività di coordinamento dei servizi (un esempio il funzionamento dei numeri verdi dell’emergenza), o quella dell’effettuazione dei tamponi su cui siamo in grave ritardo rispetto ad altre Regioni. Su questo è opportuno ricordare che siamo una delle poche Regioni in Italia a non avere un assessore alla Sanità.
Il sindaco di Napoli è stato a lungo assente, pur riconoscendo che il potere in campo sanitario è prevalentemente della Regione. Il compito primario di un sindaco è essere vicino ai suoi cittadini con azioni concrete: prima tra tutte l’organizzazione di un tavolo permanente tra tutte le associazioni di volontariato, presenti in città, per coordinare le attività. Questo è mancato. Cooperative come “Dedalus”, “Camper unità di strada”, “Comunità di Sant’Egidio”, stanno procedendo per proprio conto, grazie
anche all’aiuto di cittadini e associazioni. Sulla possibilità, poi, alla ripresa, di riappropriarsi della scena con dichiarazioni sui prossimi risultati nel campo della mobilità, della riqualificazione urbana, della manutenzione del verde, delle strade ecc, dubito che troverà facile ascolto.
Sulle azioni mancate, vorrei porre alcuni interrogativi: perché, una volta scoppiata l’epidemia, non si è individuata neanche una struttura di accoglienza d’emergenza per senza fissa dimora? Perché strutture come La Palma e La Tenda continuano ad accogliere solo la sera, mentre al mattino i senza dimora sono costretti a vagare, senza acqua e cibo, fino all’imbrunire?
Perché il sindaco non ha messo a disposizione scuole, impianti sportivi o uno dei tanti uffici comunali chiusi per l’emergenza Covid 19?
E vengo, così, alla seconda parte. Mi auguro che la nostra vita cambierà. Che la nostra attitudine
mentale a trovare scorciatoie, ad accettare promosse non fondate su programmi chiari e
sostenibili finanziariamente, a sostenere candidati che promettono soluzioni ai nostri problemi individuali e non collettivi, scompaia. È questo il terreno sui cui dobbiamo combattere, su cui dobbiamo ragionare: l’esperienza vissuta in questi anni ha dimostrato che è ancora troppo fragile il tessuto sociale su cui dovrebbe innestarsi l’agire politico e che è indispensabile coinvolgere.