di Emilia Leonetti | pubblicato su La Repubblica del 16 maggio 2012 | articolo in pdf
E’ un desiderio, un auspicio, un impegno da cui potrebbero derivare risultati significativi. Il 26 maggio ci riuniremo insieme al sindaco Luigi de Magistris per affrontare un tema che da diversi mesi è diventato centrale non solo a Napoli ma in tutto il paese.
La cultura intesa come sistema. Ovvero come far diventare il teatro, il cinema, la musica, le arti figurative, i nostri musei, occasione di sviluppo economico e sociale permanente per Napoli. Fattore propulsivo della nostra economia.
L’appuntamento è per sabato 26 maggio al Pan (dalle 9.30 alle 13.30). Una mattinata per discutere in maniera propositiva su come affrontare da un’ottica diversa le molteplici attività legate alla cultura. Nel senso che il teatro, il cinema, la musica, i musei, ma potremmo aggiungere le biblioteche, dovrebbero diventare parte di un unico programma che abbia lo scopo non solo di trasferire conoscenza, divertimento, arricchimento dello spirito e della mente ma anche creare lavoro, oltre che diventare richiamo turistico.
Il sistema che per essere tale deve inevitabilmente allargarsi ai servizi offerti: dai trasporti, alla manutenzione di strade e giardini, al recupero di spazi urbani.
Ciò che comunemente indicata come capacità di rendere attraente un territorio e di moltiplicare le opportunità di sviluppo economico. L’iniziativa del 26 maggio nasce per definire, a partire dal confronto a piu voci che si svolgerà quella mattina, il percorso da intraprendere successivamente.
A dialogare con de Magistris ci saranno per la Musica: Rosanna Purchia e Pasquale Scialb; per il Teatro: Giulio Baffi e Andrea Renzi; per il Cinema: Luciano Stella e Mario Franco; per le Arti Figurative: Fabrizio Vona e Maria Pia Incutti. Sono poi previsti gli interventi di Aldo Masullo, Diego Guida e Paolo Macry. Lo scopo è affidare a esponenti del settore il compito di proporre come fare sistema e come l’Istituzione possa supportare le proposte che emergeranno.
All’istituzione il compito di ascoltare e di diventare regista, se lo riterrà, del nostro New Deal. Partiamo da un livello altissimo: la nostra tradizione culturale e la nostra creatività. A differenza di altre città italiane, un esempio su tutte Torino che da città industriale è riuscita a diventare città della cultura, Napoli non deve inventare nulla. E’ già Teatro, Musica, Cinema, Fotografia, Pittura. Deve però inventare, o meglio delineare una strategia che superi l’attuale frammentarietà per giungere a una unità di programmazione, organizzazione e realizzazione.
Una strategia che delinei un modello sistemico di sviluppo della cultura. E’ quanto mi auguro accada il 26 maggio, soprattutto una convinzione che con forza, determinazione, volontà, dovremo portare avanti.